venerdì 22 maggio 2015

Ma il sole fa davvero male?

Come regalo per la maturità classica, il mio papà, severissimo professore di latino e greco,mi permise di andare a Capri per qualche giorno con un'amica. Era la prima volta che uscivo di casa senza controlli e la sensazione di libertà che ne conseguì è un ricordo meraviglioso che ancora percepisco vivo .
Due fanciulle diciottenni, carine, libere, quali allora eravamo, non tardarono a fare amicizia e a socializzare. Mario, un ragazzone abbronzatissimo, guardiano dei motoscafi e degli yacht ancorati a Marina Grande, interrogato da noi sulla perfezione del suo colorito, ci preparò una pozione magica per abbronzarci bene e rapidamente: un cocktail di olio delle barche e di birra ,con l'aggiunta di qualche goccia di limone.
La mia amica non gradì l'odore del miscuglio, io, al contrario, smaniosa di colorarmi, mi spalmai per benino l'emulsione su tutto il corpo e mi esposi per un'intera giornata. La sera, le mie spalle erano ricoperte di bolle d'acqua...In pratica , mi ero procurata un'ustione tra il primo e secondo grado.
I giorni a venire furono un tormento , tra dolore e bruciore. Oggi, in quelle zone, residuano delle macchie marroncine (cheratosi attiniche) non proprio esteticamente gradevoli: la pelle non dimentica. Ma questo per dire che spesso il sole, che viene accusato di far male, di essere diverso, di essere malato, e tante altre suggestive interpretazioni, non ha una responsabilità diretta nel provocare dei danni alla cute.
Così come la sua demonizzazione è assolutamente sbagliata: viviamo sotto la luce solare da miliardi di anni, se ci danneggiasse davvero, ci saremmo estinti. E invece, il sole è vita, è ricambio, è luce. Studi scientifici hanno dimostrato l'aumento della serotonina (l'ormone antidepressivo) durante i mesi estivi. La maggior parte dei concepimenti si verifica nei mesi estivi, quelli più assolati. Molte patologie migliorano con l'esposizione solare (psoriasi, dermatite atopica, artrosi, e molte altre ancora).
La produzione della Vitamina D , famosa per contrastare il rachitismo, ma capace anche di modulare il sistema immunitario, di avere un'azione antitumorale, e tante altre funzioni utili al nostro organismo, si compie grazie all'esposizione solare. Dati recenti ci raccontano, invece, che è in aumento la sua carenza, (dai 50 anni in poi siamo tutti carenti!) in maniera globale. Qualcuno comincia a sospettare che i famosi filtri solari ne impediscano la normale sintesi.
Allora, come dobbiamo porci nei confronti di questa stella meravigliosa che è il sole? Fino al nostro immediato dopoguerra, prendere il sole era abitudine di categorie umili: pescatori, marinai, contadini. La colorazione della pelle non era considerata "chic".
Poi, prima di tutto per combattere il rachitismo, ereditato dagli stenti e limitazioni alimentari del periodo di guerra, prendere il sole ha cominciato ad essere uno status simbol: benessere economico, poter fare le vacanze più volte l'anno, magari in paesi tropicali, fuori stagione, vacanze in barca, al sole "aperto". Pian piano essere abbronzati è diventato sinonimo di bellezza e benessere.
Sono nati come funghi ( e all'inizio con scarso o zero controllo sanitario...)i centri per l'abbronzatura artificiale. L'esposizione alla luce solare ,in particolare i raggi UV A e UV B che penetrano l'atmosfera e ci raggiungono, sappiamo che hanno un effetto dannoso (ossidativo) che danneggia le cellule. Ma il nostro organismo è dotato di misure di difesa e "rattoppa" egregiamente ed efficacemente i danni inferti, e questo per poter invece usufruire degli innumerevoli vantaggi.
Uno dei più importanti di tali meccanismi è quello che si compie proprio a carico della pelle, la produzione dell'unico vero naturale filtro solare: la Melanina. Quella che viene definita un fattore di bellezza, l'abbronzatura, non è altro che la naturale difesa che la pelle oppone all'irraggiamento. Una volta che la melanina si è prodotta e depositata negli strati superficiali della pelle, i raggi solari "rimbalzano".
Le persone di colore non sono nere per caso: dovendo vivere in regioni tropicali ,a irraggiamento continuo, non avrebbero vita lunga se non avessero quel colorito. Così come le persone che vivono a latitudini estreme (Nord dei continenti) hanno carnagioni chiare e trasparenti per poter usufruire al massimo del poco sole di cui i loro paesi godono.

Esiste un parametro importante, che tipizza le persone e che è bene conoscere: il proprio Fototipo, ovvero la capacità genetica che ognuno di noi ha di prendere il sole con maggiore o minore difficoltà.
Conoscere il proprio fototipo permette di esporsi al sole in maniera consapevole e assennata. Sono 6 i fototipi e si classificano in base a vari parametri: colore degli occhi, dei capelli, presenza o meno di efelidi/lentiggini:
I fototipi I e II, tipizzano le persone che si abbronzano con più lentezza e con qualche problema (eritema, difficoltà a produrre una buona e omogenea abbronzatura)
Il fototipo III è quello che si abbronza abbastanza bene.
Il IV tipizza le persone scure, di tipo mediterraneo
Al V e VI fototipo appartengono le persone di colore.
Si intuisce subito da questa classifica che le prime 3 categorie hanno bisogno di maggiore attenzione e linee guida precise . Ma i danni da invecchiamento precoce e la comparsa di vari inestetismi(macchie, cheratosi)non risparmiano anche chi è meglio predisposto. Poche regole , ma precise e chiare.
Gli orari: il sole danneggia meno entro le 11 del mattino (che sono le 10 con l'ora legale) e dalle 16 fino al tramonto. I bambini, indipendentemente dal fototipo,non vanno esposti prima dei 2 anni. Il loro apparato immunologico è immaturo e non ancora pronto a tenere testa ai danni della luce solare. (La ricerca ha dimostrato che un bambino esposto male e senza i dovuti riguardi, sarà un adulto a rischio di tumore della pelle).
Le creme protettive vanno scelte e concordate con una visita dermatologica, da fare almeno 1 volta l'anno insieme alla Dermatoscopia (controllo dei nei e di tutte le lesioni della pelle) Il dermatologo, individuato il fototipo, consiglierà il protettivo più adatto.
Esistono 2 tipi di filtri solari: fisici e chimici. Spesso un prodotto li contiene entrambi. Ed esistono, per convenzione europea 3 tipi di protezione : bassa, media, alta. Non esiste e non è mai esistita la protezione detta "Totale".
Alla luce delle sempre più frequenti segnalazioni in merito, è bene scegliere quei prodotti provenienti da aziende che li abbiano "ripuliti" da alcuni componenti: (Octotrilene, cinammati, nanoparticelle) per non dimenticare che la pelle non è un involucro passivo ma un organo che interagisce e assorbe tutto quanto gli si mette addosso. Ottimi prodotti sono anche quelli che assommano ai filtri anche fattori antiossidanti (vit.E, carotenoidi, ac. Lipoico, Insaponificabili di Karitè, di Olio di Riso e altri ancora).
L'applicazione del prodotto va ripetuta , specie se ci si è fatti il bagno al mare spesso. Le persone calve non devono dimenticare di applicare la crema protettiva anche al cuoio capelluto.
Ma non c'è nulla che protegge meglio, ad un certo punto, della... maglietta e del cappello! (e questo vale soprattutto per i bambini). Un'alimentazione ricca in antiossidanti, di cui è ricco il periodo estivo (pomodoro, frutta gialla, peperoni, zucca, e tutto quanto è di stagione) permette la fotoprotezione interna.
Per concludere: il sole è vita e fa bene, a tutti, compresi i bambini. La pelle è l'organo che sa giovarsene ma anche contrastare i danni in maniera egregia , se la si rispetta. Il filtro solare più efficace è il buon senso, prima di tutto, anche delle creme.

Autore: Pucci Romano
Fonte: Huffington Post


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